1- Malattia e Sintomi
Ci si sta rendendo sempre più conto di quanto la medicina ufficiale stia perdendo di vista l’uomo in quanto tale, di quanto l’attenzione ai dettagli abbia fatto perdere di vista la globalità.
La medicina moderna si è finora orientata solo in base alla funzionalità e all’efficacia divenendo “disumana” per la carenza di tutti gli aspetti contenutistici.
Molti sintomi ci indicano che la moderna medicina è malata ma proprio come su un paziente non si può pensare di guarirla agendo sui sintomi.
Forma e contenuto
Gli eventi di questo mondo materiale e formale possono essere interpretati solo portando in causa un sistema di riferimento metafisico. Solo quando il mondo visibile delle forme diventa allegoria, acquista valore e significato per l’uomo (Es. lettere e numeri sono i latori formali di un’idea ad essi sottesa).
Possiamo chiamare questi due campi: forma e contenuto. Nella forma si esprime il contenuto e in questo modo le forme acquistano significato.
Es. il valore di un quadro non dipende da tela e colori. Che sono semplici interpreti di un’idea, di un’immagine interiore dell’artista. Tela e colori consentono di rendere visibile ciò che è invisibile, sono l’espressione fisica di un contenuto metafisico.
I temi di malattia e guarigione vanno considerati in termini di interpretazione, non ci si deve limitare al piano funzionale impedendo di rendere trasparenti valore e significato.
Malattia e salute
Malattia è un parola che si dovrebbe usare soltanto al singolare, il plurale malattie è privo di significato come il plurale di salute.
Malattia e salute sono concetti al singolare in quanto si riferiscono ad uno stato dell’uomo e non a organi o parti del corpo.
Il corpo non è mai malato o sano perché in lui si esprimono semplicemente le informazioni della coscienza. Il corpo di un uomo vivo deve le sue funzionalità a quelle due istanze immateriali che chiamiamo coscienza (anima) e vita (spirito).
Qualunque cosa avvenga nel corpo di un essere vivente, è espressione di un’informazione corrispondente, ovvero condensazione di un’immagine corrispondente, di un’idea che muove dalla coscienza.
Quando le varie funzioni del corpo interagiscono in un determinato modo, si crea un modello che noi sentiamo armonico e perciò chiamiamo salute. Se una funzione esce dai binari mette più o meno in pericolo tutta l’armonia e noi parliamo allora di malattia.
Malattia significa dunque mancanza di armonia. Il turbamento dell’armonia avviene però nella coscienza sul piano dell’informazione e si limita a mostrarsi nel corpo. Il corpo è quindi il piano di espressione e realizzazione della coscienza e quindi anche di tutti i processi e i mutamenti che avvengono nella coscienza, è il palcoscenico sul quale si esprimono le immagini della coscienza.
Se una persona viene a mancare di equilibrio nella sua coscienza, questa situazione diviene visibile e sperimentabile nel corpo.
Sintomi
I tanti sintomi che possono manifestarsi sono tutti espressione del medesimo evento, la malattia, che si verifica sempre nella coscienza di una persona.
Es. L’antiquato concetto di malattia mentale è fuorviante, la mente non può ammalarsi: si tratta semplicemente di sintomi che si manifestano a livello psichico, cioè nella coscienza di una persona.
La differenziazione somatico/psichico si riferisce, nel migliore dei casi, soltanto al livello in cui il sintomo si manifesta.
Un sintomo è un segnale che calamita attenzione, interesse ed energia e mette in discussione la normale esistenza. Questa interruzione, che sembra venire dall’esterno, la percepiamo come un disturbo e l’unico scopo è farlo sparire al più presto. Comincia così la lotta contro il sintomo ma anche la lotta significa attenzione e dedizione ed ecco che il sintomo riesce a far si che ci occupiamo di lui.
La medicina ufficiale evita di interpretare il sintomo togliendogli l’importanza di segnale che era la sua autentica funzione.
Come la spia di un’auto ci avvisa di un problema in una zona a noi invisibile, così il sintomo ci fa accorgere che qualcosa non funziona come dovrebbe. Come sarebbe un errore eliminare semplicemente la lampadina che fa accendere la spia, allo stesso modo sarebbe un errore prendersela con il sintomo e reprimerlo.
L’attenzione va portata più in profondità e l’errore della medicina tradizionale è proprio questo: troppo affascinata dal sintomo lo mette sullo stesso piano della malattia, è incapace di separare forma e contenuto.
La medicina cerca in tutti i modi di impedire la manifestazione dei sintomi senza chiedersi che cosa ci sia sotto.
La Guarigione
La Guarigione nasce soltanto da una malattia trasmutata e mai da un sintomo vinto, perché la guarigione presuppone che l’uomo diventi più sano cioè più integro e più perfetto.
Guarigione significa avvicinamento alla salvezza e all’integrità e avviene attraverso l’annessione di ciò che manca, non è quindi possibile senza una dilatazione della coscienza.
Riassunto dei concetti principali
– La malattia è uno stato dell’uomo indicante che la sua coscienza non è più in ordine o in armonia.
– Questa disarmonia si manifesta sotto forma di sintomo
– Il sintomo ci informa che qualcosa non funziona, che qualcosa non va come dovrebbe e questo qualcosa che non va è sempre a livello di coscienza
– L’uomo deve riscoprire il sintomo come un compagno che può aiutarlo a scoprire cosa gli manca e superare la malattia vera e propria. Il sintomo non va ignorato o represso ma ascoltato.
– La malattia ha soltanto un fine: farci guarire. Il nostro scopo non è combattere la malattia ma utilizzarla
– La Guarigione è connessa ad una dilatazione della coscienza

2- Polarità e Unità

Polarità
Quando l’uomo dice io si isola subito da tutto ciò che sente come non-io e diventa prigioniero della polarità. Il suoi io lo lega al mondo degli opposti:
io – tu
interno – esterno
uomo – donna
buono – cattivo
giusto – sbagliato
eccetera ….
L’ego impedisce di percepire nelle forme unità e completezza, la coscienza divide e spacca tutto in coppie di opposti che ci provocano, ci costringono a operare distinzioni e a prendere decisioni facendoci vivere una serie di conflitti.
La nostra intelligenza divide costantemente la realtà in unità sempre più piccole (analisi) e distingue tra queste unità (capacità di distinzione). Dicendo sì a qualcosa, diciamo contemporaneamente no al suo opposto (poiché gli opposti si escludono) e con ogni no cementiamo il nostro malessere perché per stare bene non dovremmo mancare di niente.
Malattia è polarità, guarigione è superamento della polarità.
Unità
Unità è quell’uno che tutto abbraccia e in cui riposano gli opposti ancora non separati.
Questa dimensione può essere chiamata universo, in cui nulla può esistere al di fuori di questa unità che tutto comprende.
Nell’unità non c’è mutamento, trasformazione o evoluzione perché l’unità non soggiace al tempo e allo spazio.
Senza tempo, senza spazio, senza confini, senza mutamento: ogni definizione positiva deriva dal nostro mondo polare (spaccato) e non può essere applicabile all’unità. Dal punto di vista della nostra coscienza polare l’unità è vista come nulla.
Lo stato a cui tende la filosofia buddhista, il “Nirvana”, significa letteralmente “nulla” e per l’uomo non è facile scoprire che deve semplicemente perdersi per essere una cosa sola col tutto.
Nell’unità non c’è conoscenza ma solo essere. Nell’unità cessa ogni nostalgia, ogni volontà, ogni tensione e ogni movimento perché non esiste più qualcosa di esterno verso cui si possa tendere. Solo nel nulla si può trovare la pienezza.
Ritmo, tempo ed eternità
È importante comprendere che non è il mondo ad essere polare ma la nostra coscienza attraverso la quale facciamo esperienza del mondo.
1-Un primo esempio concreto delle leggi di questa polarità è il respiro.
Inspirazione ed espirazione si alternano costantemente e formano così un ritmo che altro non è che l’alternanza continua di due poli. Il ritmo è il modello di base di tutto ciò che vive.
2-Un secondo esempio delle leggi della polarità può essere dato dall’osservazione di questa figura:

Due elementi figurativi sono presenti contemporaneamente nella figura (un vaso e due profili) ma costringono chi osserva ad una decisione o/o: o il vaso o i due profili. È molto difficile percepirli contemporaneamente nonostante obbiettivamente coesistano e ci rendiamo conto di quanto cambi la percezione se si invertono le polarità, inoltre ogni polo è dipendente dall’altro: eliminando il nero o il bianco scompaiono ogni volta entrambe le immagini. Questa alta dipendenza dei due opposti ci mostra che dietro ogni polarità sta un’unità nonostante noi non riusciamo a percepirla o riconoscerla a livello di contemporaneità.
3-Siamo quindi costretti a dividere ogni unità in due poli e a considerarli separatamente uno dopo l’altro. È qui che nasce il tempo che deve la sua esistenza solo alla polarità della nostra coscienza.
L’obbligo di dividere l’unità in aspetti che noi poi consideriamo uno dopo l’altro fa nascere il tempo poiché la coscienza polare trasforma la contemporaneità dell’essere in una successione.
4-Come dietro alla polarità sta l’unità, dietro al tempo sta l’eternità. Essa è mancanza di limiti temporali e non un tempo continuo e illimitato di cui non si vede la fine come erroneamente spesso frainteso.
5-La conoscenza è impossibile senza polarità, senza la divisione in soggetto e oggetto, di colui che conosce e ciò che viene conosciuto. La conclusione finale è che sono stati il nostro desiderio di conoscenza e la nostra coscienza a spaccare in opposti ciò che in origine era unità.
Veglia e sonno, coscienza e inconscio
La polarità della nostra coscienza la sperimentiamo costantemente attraverso due stati diametralmente opposti: il sonno e la veglia/coscienza notturna e coscienza diurna.
Cervello
La polarità della coscienza umana trova la sua espressione corporea proprio nel cervello.
La capacità di distinzione e valutazione viene attribuita alla corteccia cerebrale.
Il cervello si divide in due emisferi collegati dal così detto corpo calloso. I due emisferi si differenziano nettamente per caratteristiche e competenze e controllano ognuno la parte opposta del corpo.

Emisfero verbale
Logica
Struttura della lingua
Lettura
Scrittura
Calcoli e conti
Sensazione del tempo
Suddivisione analitica e razionale degli stimoli

YANG
+
Sole
Maschile
Giorno
Conscio
Vita

SINISTRA
Attività
Elettrico
Acido
Metà destra del corpo
Mano destra

SUPERCONSCIO Capacità di captare nella loro globalità rapporti complessi, modelli e strutture
Consente di risalire al tutto sulla base di una piccola parte
Concetti superiori
Astrazioni
Pensiero analogico
Rapporto coi simboli
Aspetti figurativi e onirici dell’anima

YIN

Luna
Femminile
Notte
Inconscio
Morte

DESTRA
Passività
Magnetico
Alcalino
Metà sinistra del corpo
Mano sinistra

INCONSCIO

È facile rendersi conto fino a che punto sarebbe ammalata una persona che possedesse soltanto una delle due metà cerebrali; altrettanto ammalata è la normale concezione del mondo che oggi chiamiamo scientifica, in quanto appunto è la concezione dell’emisfero sinistro.
Da questo punto di vista c’è soltanto ciò che è razionale, ragionevole, concreto e analitico ed esistono solo manifestazioni dipendenti da causalità e tempo e questa è ovviamente una mezza verità.
L’importanza della Teoria degli Emisferi sta nel aver permesso alla scienza di rendersi conto di quanto unilaterale fosse la sua visione del mondo. Osservando l’emisfero destro si è resa conto dell’importanza di adottare un altro modo di considerare il mondo.
Guarigione
Ogni via di Guarigione o iniziazione porta dalla polarità all’unità. Guarigione significa sempre avvicinamento alla condizione di salute intesa come unità.
Scopo e desiderio di una coscienza polare è superare la condizione di malessere condizionata dal tempo e diventare di nuovo sana, cioè intera.
Il passo dalla polarità all’unità purtroppo è un mutamento qualitativo così radicale che per la coscienza polare risulta difficile, addirittura impensabile.
Anche Gesù insegnò esclusivamente questa via (polarità unità):
Chiamò la polarità “questo mondo” e l’unità “regno dei cieli” o “casa del Padre” o “Padre”.

Illuminazione
Questo concetto di Guarigione inteso come superamento della polarità è applicabile anche sul piano del cervello. La polarità dei due emisferi deve trasformarsi in unità, la successione in contemporaneità.
Entra in gioco qui l’autentica importanza del corpo calloso che deve diventare così permeabile da far sì che i due cervelli diventino uno solo.
La contemporanea disponibilità delle capacità di entrambe le parti del cervello sarebbe il corrispondente fisico dell’illuminazione.
Secondo il modello della supercoscienza.: solo quando la supercoscienza soggettiva diventa una cosa sola con l’inconscio oggettivo si raggiunge la completezza.
La guerra dei Valori
All’interno della polarità non esiste bene o male, giusto o sbagliato in senso assoluto, cioè oggettivo. Ogni valutazione dipende dal punto di vista e dall’angolatura di chi osserva ed è perciò giusta se riferita a lui.
Un polo deve la sua esistenza all’altro ed è in grado di esistere solo grazie all’altro. Il bene deve la sua esistenza al male, la pace alla guerra, la salute alla malattia; tuttavia gli uomini non rinunciano a voler sempre un polo e a combattere l’altro.

3-L’ombra
L’uomo tende ad identificarsi con una serie di caratteristiche fisiche, psicologiche ed emotive escludendo dal suo essere, automaticamente, tutti gli opposti polari di queste caratteristiche.
“Io sono attivo, simpatico, felice, intollerante, brutto, ecc” Escludiamo dal nostro essere “Passivo, antipatico, infelice, tollerante, bello, ecc”.
Ogni identificazione che si basa su una decisione esclude un polo.
Tutto ciò che noi non vogliamo essere, non vogliamo vivere, non vogliamo che entri a far parte della nostra identificazione va a costituire il nostro lato d’ombra. Tutte queste “polarità escluse” di certo non spariscono, sono solo bandite dalla nostra coscienza superiore e dalla nostra visuale. Si tende però con facilità a credere di non possedere il polo che abbiamo escluso e a credere che un polo possa esistere senza l’altro.
Definizione di ombra: l’ombra è l a somma di tutte le realtà rifiutate, quello che l’uomo non vede o non vuol vedere, e che per lui sono inconsce. L’ombra è nell’uomo senza che lui lo sappia, fa si che tutte le intenzioni e gli sforzi dell’uomo si trasformino alla fine nel loro opposto.
La nostra ombra è il nostro “fuori” dato che noi proiettiamo esternamente tutto ciò che abbiamo rifiutato e represso.
I principi rifiutati, che apparentemente ci pervengono dall’esterno, vengono costantemente combattuti nel tentativo di eliminarli ma ciò è impossibile in base alla legge di polarità.
Ecco che l’uomo si dedica soprattutto a ciò che non vuole e nel far questo si avvicina tanto al principio rifiutato che finisce per viverlo!
I campi veramente interessanti e importanti per una persona sono proprio quelli che evita e combatte, proprio perché mancano alla sua coscienza e gli danno un senso di malessere. Una persona è disturbata soltanto da quei principi esterni a lui che non è in grado di integrare dentro di sé.
L’ombra è la somma di tutto ciò che noi crediamo fermamente che dovrebbe essere eliminato dal mondo affinchè il mondo possa essere bello e sano. In realtà l’ombra contiene tutto ciò di cui il mondo (il nostro mondo) ha bisogno per sanarsi. L’ombra ci rende malati in quanto ci manca la sua presenza per essere interamente sani.
Ombra/sintomo
L’ombra rende malati, l’incontro con l’ombra rende sani!
Questa è la chiave per comprendere malattia e guarigione. Un sintomo è sempre una parte di ombra precipitata nella coscienza. Nel sintomo l’uomo vive ciò che non voleva vivere nella coscienza.
Se una persona rifiuta di vivere un principio nella propria coscienza, questo principio precipita nel corpo e si manifesta come sintomo. Questo induce la persona a realizzare il principio rifiutato. In questo modo il sintomo guarisce la persona, è il sostituto fisico di ciò che manca all’anima.
Non ci deve meravigliare quindi che abbiamo così poca simpatia per i nostri sintomi, essi ci costringono e a realizzare quei principi che non volevamo vivere.
Proprio nel sintomo possiamo imparare a conoscerci, possiamo vedere quei lati della nostra anima che non riusciremmo mai a scoprire in noi, in quanto si trovano nell’ombra. Il nostro corpo è lo specchio della nostra anima ma a che serve lo specchio migliore del mondo se non riferiamo a noi stessi ciò che abbiamo visto?
L’uomo inganna continuamente sé stesso e per chi cerca maggiore onestà, la malattia può divenire un aiuto grandioso. La malattia rende onesti! Svela senza pietà le pieghe più nascoste della nostra anima. Nel sintomo patologico noi viviamo chiaramente e visibilmente ciò che nella nostra psiche vogliamo eliminare e reprimere.

4- Bene e male
Se abbiamo individuato nella malattia il campo di azione dell’ombra, questa deve la sua esistenza al fatto che l’uomo ha deciso tra bene e male, tra giusto e ingiusto.
L’ombra contiene tutto quello che l’uomo ha ritenuto “cattivo” e di conseguenza anche l’ombra deve essere cattiva.
Bene e male sono due aspetti di una stessa unità e in effetti legato uno all’altro per poter esistere. Il bene vive del male e il male del bene, chi nutre il bene nutre inconsapevolmente anche il male.
Concetto di peccato
Analizziamo (per semplicità dato che fa parte del nostro substrato culturale) l’episodio della Genesi relativo ad Adamo ed Eva.
Adamo, inizialmente Unità perché androgino, esprime il desiderio di manifestare una parte del suo essere e farlo divenire formalmente autonomo. Così perde l’unità originaria e precipita nella polarità uomo/donna.
Il serpente ha il ruolo di portare questa polarità fino alla coscienza: l’uomo perde l’unità (coscienza cosmica) e ha la polarità (conoscenza). Con la “caduta dal Paradiso” l’uomo precipita dall’unità nella polarità. Il peccato dell’uomo consiste nell’essersi separato dall’unità.
Il peccato dunque non è un polo di una scelta (bene e male) ma è la polarità stessa. Il peccato perciò non è evitabile, ogni azione umana è peccato perché l’uomo deve sempre scegliere tra due possibilità ma è sempre colpevole indipendentemente dalla sua decisione.
Redenzione
La redenzione dalla colpa è la conquista dell’unità, ma raggiungere l’unità è impossibile a chi cerca di evitare una metà della realtà.
Non si sfugge alla colpa sforzandosi di fare del bene perché così si vive comunque sempre solo una polarità.
La via che porta all’unità vuole che uniamo in noi gli opposti. Non evitare ma redimere attraverso l’esperienza. La meta ultima dell’uomo è la capacità di guardare il tutto e riconoscere che tutto è bene così come è. Fintanto che una persona viene disturbata da qualcosa o la ritiene bisognosa di cambiamenti , non ha raggiunto l’autoconoscenza.
Ogni valutazione (è bene/è male) ci lega al mondo delle forme e ci blocca, restiamo colpevoli e malati.
Dobbiamo imparare a riconoscere in tutto noi stessi e ad essere sereni. Questo significa raggiungere il centro della polarità e di qui osservare i poli che pulsano.
L’amore
Lo strumento che serve ad unire gli opposti si chiama amore. Amore è aprirsi e lasciare entrare qualcosa che fino a quel momento era fuori. L’amore tende all’unione, vuole fondere e non separare.

5- L’uomo è malato
L’uomo è malato e non diviene malato. Fintanto che partecipa della polarità partecipa anche della malattia e della morte.
L’uomo è malato perché gli manca l’unità, l’uomo sano non esiste.
Ci dovremmo liberare dall’illusione che sia possibile evitare le malattie o eliminarle. L’uomo è un essere conflittuale e di conseguenza malato. Ogni tentativo di “vivere in modo sano” è una provocazione alla malattia.
La malattia fa parte della salute come la morte della vita.

6-La ricerca della causa
Per l’umana esistenza la causa consiste unicamente nella catena causale materiale del passato e quindi il fatto che noi siamo come siamo è il risultato causale dell’evoluzione e dei processi selettivi dall’atomo di idrogeno fino al cervello umano? Oppure la causalità ha bisogno anche dell’intenzione che agisce dal futuro e fa quindi muovere l’evoluzione verso un fine ben definito?
Sono vere le due causalità!
L’evoluzione non è il risultato di decisioni o sviluppi casuali ma la realizzazione materiale e biologica di un modello eterno.
I processi materiali spingono da un lato, la forma finale richiama dall’altro, affinchè al centro possa verificarsi un manifestazione.

7-Il metodo della domanda
La causalità in medicina
In tutti i tipi di medicina esistenti, tutto prima o poi è stato è stato preso in considerazione come causa di possibili malattie (smog, traumi infantili, posto di lavoro, ecc).
La ricerca delle cause è invece un gran vicolo cieco per la medicina e la psicologia. Possono essere cercate all’infinito le cause di una malattia ma alla fine si arriverà sempre ad un vicolo cieco senza mai trovare la “causa prima”.
Come una frase non è solo risultato di carta e penna ma dell’intenzione finale di trasmettere un’informazione, così anche dietro ad un sintomo si cela un’intenzione, un contenuto che ora può realizzarsi in maniera concreta.
Per concretizzare quell’intuizione, quel contenuto, una malattia può usare come causa tutte le cause possibili ed è tanto flessibile da trovare nuove causa ovunque se vede eliminata dalla medicina la prima causa scelta.
Non sono i batteri o le radiazioni a provocare la malattia, è l’uomo che li utilizza come mezzi per realizzare la sua condizione di ammalato.
Regola 1: nell’interpretazione dei sintomi rinunciate ai rapporti apparentemente causali sul piano funzionale. Questi rapporti si trovano sempre e la loro esistenza non viene messa in discussione. Noi interpretiamo il sintomo soltanto nella sua manifestazione qualitativa e soggettiva. Per l’importanza del sintomo le catene causali fisiologiche, morfologiche, chimiche, nervose, ecc, che portano alla realizzazione dl sintomo stesso, sono irrilevanti.
Per riconoscere i contenuti, importa soltanto che qualcosa esista e come esiste e non perchè esista.
La qualità temporale nella sintomatica
l’esatto momento in cui il sintomo compare può fornire importanti informazioni sul problema che si manifesta.
Si tratta di prendere in considerazione i processi interiori, cosa stava accadendo in noi e intorno a noi al momenti della comparsa del sintomo?
Sono spesso le piccole e innocenti cose della vita quotidiana i segnali di allarme di problematiche represse.
Regola 2: analizzate il momento in cui il sintomo si è manifestato. Interrogatevi sulla situazione di vita, i pensieri, le fantasie, i sogni, gli eventi e le notizie relativi al momento della comparsa del sintomo.
Analogia e simbolismo del sintomo
La nostra lingua è psicosomatica. Quasi tutte le formulazioni e le parole che usiamo per esprimere stati psichici, derivano da esperienze fisiche.
Al contrario il malato, descrivendo i suoi sintomi, descrive in genere anche il suo problema psichico.
Es. “avere un prurito da strapparsi a pelle” forse è davvero rompere i propri limiti quello di cui la persona ha bisogno, uscire dalla propria pelle.
Si tratta di saper pensare in maniera analogica, cosa che esige capacità di astrazione, riconoscere il principio che viene espresso e trasferirlo su un latro piano.
Sul piano fisico e sul piano psichico troviamo modelli analoghi.
Regola 3: trasformare l’evento sintomatico in un principio e trasferire questo modello sul piano psichico.
Dato che il nostro è un linguaggio psicosomatico può essere utile fare attenzione alle formulazioni linguistiche del paziente.
Le conseguenza forzate
i sintomi portano sempre una modificazione dei comportamenti. Da un lato ci impediscono di fare cose che dovremmo fare e dall’altro ci costringono a farne altre che non vorremmo fare.
I cambiamenti fanno capire bene le intenzioni del sintomo.
Un superattivo vien costretto a letto, l’agitato viene impedito nei movimenti, ecc. il sintomo mette in luce il polo non vissuto, la malattia porta a rive nuove, sconosciute, non vissute e tentare di tornare allo stato in cui eravamo prima della malattia è ingenuo e soprattutto inutile.
Regola 4: cosa mi impedisce di fare il sintomo? A cosa mi costringe? Queste domande portano rapidamente al tema centrale della malattia.
Aspetti comuni dei sintomi antipolari
Coppia di oppostiunità = ogni tema ha la possibilità di manifestarsi in sintomi apparentemente opposti tra loro.
Ogni estremo denota con buona certezza un problema: il vigliacco e l’irruento hanno paura, al timido e allo spavaldo manca la sicurezza. Questo porta al concetto di slittamento dei sintomi. Se un sintomo viene bloccato, allora il problema corrispondente sceglie un’altra forma di realizzazione anche opposta alla precedente.
Livelli di escalation
Un sintomo non può risolvere un problema ma può essere solo la premessa di un processo educativo che deve avvenire nella coscienza.
Ogni evento fisico fa acquisire esperienza.
Ogni sintomo rappresenta una provocazione e una possibilità di vedere il problema di base. Se il sintomo viene ignorato non solo continuerà ma aumenterà di intensità.
Il passaggio da una dolce sollecitazione alla pressione violenta può essere chiamato “livelli di escalation” più forte è la resistenza personale più forte è la pressione del sintomo.
Questo elenco suddivide esemplificativamente in 7 livelli di escalation i sintomi:
1- Pressione psichica (pensieri, desideri, fantasie)
2- Disturbi funzionali
3- Disturbi fori a livello fisico (infiammazioni, ferite, piccoli incidenti)
4- Disturbi cronici
5- Processi inguaribili, cancro
6- Morte (per malattia o incidente)
7- Malformazioni o malattie innate (karma)
Non esistono gravi malattie che piovono addosso improvvisamente ma solo uomini che ignorano troppo a lungo i processi che avvengono in loro.
Cecità nei confronti di sé stessi
Il nostro maggior problema è la cecità per quanto riguarda sé stessi.
Se un sintomo rappresenta l’aggressività, bisogna capire che la nostra persona ha quel sintomo o perché non vede l’aggressività su di sé o non la vive. Se glie lo si fa presente si difenderà con veemenza, avrà un senso di malessere, paura e repulsione.
Regola 5: quando un interpretazione colpisce nel segno, sgomenta.

Riassunto della teoria
1- la coscienza umana è polare. Questo da un lato ci consente di conoscere, dall’altro ci rende malati e imperfetti.
2- l’uomo è malato. La malattia è espressione della sua imperfezione e inevitabile nell’ambito della polarità.
3- la malattia dell’uomo si manifesta nei sintomi. I sintomi sono componenti d’ombra della coscienza precipitate nella materia.
4- l’uomo come microcosmo contiene nella sua coscienza allo stato latente tutti i principi del macrocosmo. Dato che l’uomo, sulla base della sua capacità decisionale, si identifica sempre e soltanto con la metà di tutti i principi, l’altra metà finisce in ombra e non è quindi consapevole per l’uomo.
5- un principio non vissuto a livello di coscienza cerca in tutti i modi di vivere e realizzarsi attraverso il giro vizioso del sintomo. Nel sintomo l’uomo deve vivere e concretizzare ciò che in realtà non voleva vivere. In questo modo i sintomi compensano tutti gli aspetti unilaterali.
6- il sintomo rende l’uomo onesto.
7- nel sintomo l’uomo ha ciò che gli manca nella coscienza.
8- la guarigione è possibile solo se l’uomo prende coscienza della zona d’ombra che si cela nel sintomo e la integra. Una volta che l’uomo ha trovato quello che gli manca il sintomo diviene superfluo.
9- la guarigione tende all’unità e alla completezza. L’uomo è sano una volta che ha trovato il suo vero Sé ed è diventato una cosa sola con tutto quello che è.
10- la malattia costringe l’uomo a non abbandonare la via che porta all’unità, per questo la malattia è una via che conduce alla perfezione.

MALATTIE

L’infezione

L’infezione o infiammazione è, in sé, una “battaglia del corpo” contro un’aggressione pericolosa di agenti nemici. È chiara l’analogia infiammazione battaglia, in loro si manifesta lo stesso principio.
Ogni infezione/conflitto vissuto, insegna all’uomo ad affrontare meglio gli altri conflitti. Vecchi atteggiamenti vengono abbandonati per far posto ad una nuova resistenza fisica/consapevolezza.
La malattia fa maturare e fortifica il corpo che l’ha sconfitta e superata.
L’infezione è un conflitto, una battaglia a livello fisico: ciò che non esplode nella psiche esplode nel corpo. La lotto contro le infezioni è la lotta contro i conflitti portata sul piano materiale e ogni repressione di conflitto è un attacco alle dinamiche della vita dato che il conflitto è il vero motore dell’evoluzione.
L’antibiotico, che lavora per noi, ci priva del processo di apprendimento elaborato nel confronto diretto col male. Anche il vaccino (immunizzazione passiva) ci priva di ogni esperienza dandoci una soluzione preconfezionata (corrispondente ai regolamenti e alle norme morali per la psiche).
Un sintomo corporeo tenderà a non passare ma anzi a tornare finchè il conflitto ad esso legato non sarà risolto.

Infezione = un conflitto divenuto materiale

Chi tende alle infezioni o alle infiammazioni, è una persona che cerca di evitare i conflitti.
Quando si è colpiti da una malattia infettiva, bisognerebbe porsi queste domande:
1- Quale conflitto non vedo nella mia vita?
2- Qual conflitto cerco di sfuggire?
3- Qual conflitto non confesso a me stesso?
Per individuare il tema del conflitto, bisognerebbe considerare attentamente il simbolismo
dell’organo o della parte del corpo colpita.

Il sistema difensivo

Difendere significa “non lasciar passare”.
Il polo opposto della difesa è l’amore. In amore l’uomo dilata i propri confini e lascia passare quello che finora era rimasto fuori.
Ovunque poniamo dei confini non diamo amore, ovunque lasciamo passare diamo amore.
Chiamiamo “meccanismi di difesa” quei moti della coscienza che devono impedire la penetrazione di contenuti minacciosi provenienti dal subconscio.
Ogni difesa, ogni resistenza, ogni no, ci consente di conservare i nostri confini, di sentire il nostro Io. I meccanismi di difesa sono la somma di ciò che ci impedisce di essere completi.
Tutto ciò che è, è buono. L’amore, che ci spinge ad andare d’accordo con tutto ciò che è, è la via per l’illuminazione.
La difesa fisica è diretta a nemici esterni, agenti o veleni; non esistono nemici al di fuori di quelli che noi consideriamo tali ed in certe persone l’originalità di questi nemici soggettivi colpisce tanto da farli considerare ammalati: sono gli allergici.
Allergia
È espressione di forte difesa e aggressività repressa nel corpo (l’aggressività è legata alla paura).
L’allergico ha problemi con la propria aggressività che però non ammette e non vive consapevolmente.
L’aggressività passa dalla psiche al corpo e qui si sfoga , per evitare però mancanza di nemici ecco che tutto viene chiamato in causa e chiamato nemico: pollini, peli di gatto, polvere, fragole, ecc …
È ovviamente importante anche ciò a cui siamo allergici, ecco alcuni esempi:
– pelo di gatto: associato a coccole e carezze ma animalesco, simbolo dell’amore con forte riferimento sessuale
– pollini di fiori: simbolo di concepimento e riproduzione
– polvere = sporco: legata al vivere la vita (vivere produce sporco)
La maggior parte degli allergeni sono espressione di vitalità ed è questa a fare tanto paura all’allergico che ha un atteggiamento ostile verso la vita.
L’allergico vuole isolarsi, incapsularsi.

Allergia = aggressività divenuta materia

L’allergico dovrebbe porsi queste domande:
1- Perché non consento alla mia aggressività di manifestarsi, ma la costringo a lavorare silenziosamente ai danni del corpo?
2- Di quali ambienti di vita ho tanta paura da evitarli?
3- A quali temi si riferiscono le mie allergie? Sessualità, voglie, aggressività, riproduzione, sporco nel senso dell’ambiente buio di vita?
4- Fino a che punto mi servo della mia allergia per manipolare chi mi vive accanto?
5- Come va col mio amore, con la mia capacità di “far passare”?

La respirazione

La respirazione è un fatto ritmico, ottimo simbolo di polarità (se annulliamo una fase scompare anche l’altra).
Inspirazione – espirazione  tensione – distensione
L’evento centrale della respirazione è un evento di scambio: ossigeno x anidride carbonica  prendere e dare.
Il respiro evita che l’uomo si chiuda, si isoli, renda impenetrabile il limite del proprio Io. Il respiro ci rapporta col tutto ed ha a che fare con il “contatto” con la “relazione”.
Es. il rifiuto di prendere contatto con qualcuno attraverso il respiro si manifesta ad esempio con l’asma.
Il respiro è legato anche alla “libertà” e alla “limitazione” e simboleggia in primo luogo questi temi:
tensione – distensione
prendere – dare
contatto – repulsione
libertà – limitazione

Respirazione = assimilazione della vita

Nel caso di malattie che abbiano a che fare con la respirazione, ci si dovrebbero
porre queste domande:
1- Che cosa mi impedisce il respiro?
2- Che cosa non voglio accettare?
3- Che cosa non voglio dare?
4- Con che cosa non voglio entrare in contatto?
5- Ho paura di fare un passo verso una nuova libertà?

Asma Bronchiale
Improvvisa mancanza d’aria, espirazione tipica simile ad un fischio. Causata da un restringimento di bronchi e bronchioli che da la sensazione di un soffocamento.
Vari sono i problemi legati all’asmatico:
1- Prendere e dare: l’asmatico cerca di prender troppo. Inspira fino a sovraccaricare i polmoni e d arriva al crampo. Egli pensa troppo a prendere e si sovraccarica, questo prendere senza dare porta al senso di soffocamento. L’asmatico lotta per l’aria sebbene ne abbia in abbondanza.
2- Volersi isolare: l’asmatico avverte come pericolose molte sostanze dell’ambiente circostante e si chiude nei loro confronti (ricorda l’allergico) spesso per paura. Il senso di soffocamento dell’asma ha molto a che fare con la paura di lasciar penetrare determinati aspetti della vita.
3- Pretese di dominio e piccolezza: l’asmatico possiede una grande pretesa di dominio e utilizza i propri sintomi per esercitare un domino sul mondo circostante: gli animali domestici devono essere eliminati, ogni granello di polvere deve sparire, nessuno può fumare, ecc. Spesso gli attacchi più pericolosi si manifestano quando l’asmatico viene confrontato con il suo desiderio di dominio. Al polo opposto di questo desiderio di dominio c’è il senso di piccolezza e inettitudine, di impossibilità di esprimere la propria aggressività che rimane soffocata nei polmoni.
4- Rifiuto dei lati oscuri della vita: l’asmatico ama ciò che è pulito, chiaro e sterile ed evita ciò che è buio, profondo e terreno. Vorrebbe collocarsi in lato per evitare ciò che è in basso ed infatti spesso è cerebrale. Cerca aria pulita e vorrebbe vivere in cima alle montagne dove guardare tutti dall’alto (senso di dominio) a distanza di sicurezza dalla fertilità delle vallate. L’asmatico cerca amore ma non riesce a darlo.

Asma

Domande che l’asmatico dovrebbe porsi:
1- In quali campi voglio prendere senza dare?
2- Posso confessarmi consapevolmente le mie aggressività, e quali possibilità ho
di manifestarle?
3- In che rapporto sono col conflitto “dominio/piccolezza”?
4- Quali cambi e ambienti di vita rifiuto? Riesco ad avvertire qualcosa della paura
che si cela dietro al mio sistema di valutazione?
5- Che cosa cerco di evitare, che cosa considero sporco, infimo, non nobile?
Non dimenticare: ogni volta che si ha la sensazione di strettezza, si tratta di paura!
L’unico rimedio contro la paura è l’apertura. E questa la si ottiene lasciando passare
ciò che si è sempre evitato!

Raffreddore e affezioni influenzali
Un raffreddore si manifesta sempre in situazioni di crisi, di sovraccarico in cui cerchiamo un modo per sottrarcene. Il nostro corpo si assume la nostra stanchezza e il nostro fastidio, il raffreddore ci consente di sottrarci un poco alla situazione incombente e di rivolgerci a noi stessi.
Si riesce a tenere tutti a distanza e a non avere rapporti, il linguaggio è ostacolato e si riduce al minimo (voce roca, gola irritata).
Non si riesce più ad inghiottire con facilità …. Cos’è che non riusciamo a mandar giù? Le articolazioni e le spalle fanno male per i troppi pesi di cui siamo carichi.
Col catarro espelliamo tutti questi problemi e ci sentiamo più liberi e leggeri.
Il raffreddore è un processo di purificazione che libera il corpo dalle tossine (tossine = problemi), corpo e anima escono fortificati dalla crisi … fino alla prossima volta che ne avremo abbastanza!

La Digestione

Attraverso la digestione (come per la respirazione) noi accettiamo il mondo circostante, lo assimiliamo e ci liberiamo di ciò che non è assimilabile, la digestione però è più materiale del respiro e legata all’elemento Terra. La digestione ha analogie anche con le funzioni cerebrali che elaborano e digeriscono le impressioni non materiali nel mondo.
La digestione comprende:
1- Accettazione del mondo esterno sotto forma di impressioni materiali
2- Distinzione tra digeribile e indigeribile
3- Assimilazione delle sostanze digeribili
4- Eliminazione delle sostanze non digeribili

Riguardo al cibo invece è importante ciò di cui si ha fame e come si ha fame:
1- Voglia di dolci: fame d’amore, di affetto, di considerazione (spesso nei bambini)
2- Cibi salati e genuini: amati da persone che pesano molto e fanno un lavoro intellettuale
3- Cibi in scatola, affumicati e the forte: persone molto conservative
4- Cibo aromatizzato e piccante: persone che hanno il desiderio di stimoli nuovi e nuove impressioni, persone che amano le provocazioni anche quando sono difficili da digerire.
5- No sale, no spezie: persone che evitano tutte le sensazioni nuove, temono le provocazioni del mondo e hanno paura di ogni confronto.
6- Paura delle lische: paura delle aggressioni
7- Paura dei noccioli: paura dei problemi o di arrivare al nocciolo delle cose
8- Macrobiotici: vogliono arrivare ad ogni costo al nocciolo delle cose e amano i cibi duri, da mordere, anche nei dolci (paura di amore e tenerezza)
9- Nutrizione artificiale, anoressia: vita vegetale priva di conflitti e responsabilità.
I denti
I denti sono ovviamente legati al mordere, all’aggressività, alla capacità di afferrare, prendere posizione, attaccare. I denti cattivi o malati indicano che la persona ha difficoltà a mostrare o ad applicare la propria aggressività (le popolazioni tribali hanno dentature spesso molto sane dovute al loro diverso rapporto con l’aggressività rispetto a quello dei popoli civilizzati).
Il bruxismo è sintomo di aggressività impotente, la persona che si trattiene durante il giorno) sfoga la sua aggressività di notte e finisce con lo smussare i suoi “pericolosi” denti.
I denti mostrano anche la nostra vitalità (caduta dei denti in sogno = perdita di energia e potenza) e denti cattivi indicano mancanza di vitalità e incapacità di prendere posizione e affrontare le situazioni, i problemi sono difficili da masticare e digerire.
La gengiva, che sostiene i denti, rappresenta la base della vitalità e dell’aggressività, rappresenta la fiducia in sé stessi e la sicurezza nelle proprie possibilità.
Se la gengiva è sensibile e vulnerabile al punto di sanguinare (sangue = vita) è chiaro come fiducia e sicurezza sfuggano alla vita della persona.
Inghiottire
Inghiottendo integriamo, accettiamo, facciamo nostro definitivamente.
A volte nella vita bisogna inghiottire cose che non si vorrebbe inghiottire e quando un boccone non va giù ci si aiuta con del liquido. L’alcolizzato sostituisce il cibo con l’alcool che va giù facilmente.
Quando ci sono problemi ad inghiottire ci si dovrebbe chiedere cosa non vogliamo mandar giù nella nostra vita.
L’areofagia (inghiottire aria) è segno di una persona con difficoltà ad inghiottire che si autoinganna inghiottendo aria.
Nausea e vomito
La nausea rappresenta il rifiuto di qualcosa che non vogliamo e che quindi ci sta sullo stomaco.
La nausea arriva al culmine quando si vomita quello che si è mangiato, ci si libera delle cose e delle impressioni che non si vogliono avere, integrare, far proprie. Il vomito è l’espressione del rifiuto e della ripulsa e significa “non accettare” .

Lo stomaco
Funzione di accettare ed accogliere ciò che viene da fuori. Simbolo quindi di apertura, passività, accettazione, accogliere e custodire, disponibilità nel senso di capacità di donarsi e per queste qualità lo stomaco è un polo femminile.
Sul piano psicologico è la capacità di sentire il mondo dei sentimenti e se una persona reprime la propria capacità di sentire è lo stomaco che deve farsi carico delle impressioni fisiche e psicologiche.
Lo stomaco però, in quanto produttore di succhi gastrici, ha anche un lato aggressivo e maschile.
Al malato di mal di stomaco manca la capacità di controllare la propria rabbia e aggressività e ha una sovrapproduzione di succhi gastrici e sarà o troppo aggressivo o per niente.
I cibi devono essere esclusivamente leggeri e controllati, esenti da tutte le provocazioni dato che il malato di mal di stomaco non può permettersi alcun conflitto.
Deve imparare a prendere coscienza dei propri sentimenti, ad elaborare consapevolmente i conflitti e a digerire consapevolmente le proprie impressioni e sensazioni.
Chi ha ulcere gastriche digerisce non le impressioni esterne ma se stesso, si auto divora. L’ulceroso dovrebbe prendere chiaramente coscienza del proprio desiderio di dipendenza infantile, di protezione materna e della propria nostalgia di amore e di cure: soprattutto nei casi in cui questi desideri sono ben nascosti dietro una facciata di indipendenza, orgoglio e capacità di imporsi.

Disturbi di stomaco e digestivi

Chi soffre di disturbi di stomaco e digestione dovrebbe porsi queste domande:
1- Che cosa non posso o non voglio inghiottire?
2- Butto giù cose che non vorrei inghiottire?
3- In che rapporto sono con i miei sentimenti?
4- Di che cosa ne ho abbastanza?
5- Che ne è della mia aggressività?
6- Come risolvo i miei conflitti?
7- Esiste in me la nostalgia repressa di un paradiso infantile senza conflitti,
in cui vengo soltanto amato e coccolato senza la necessità di mordere me stesso?

Intestino tenue e intestino crasso
Intestino tenue: vi avviene la scissione (analisi) e l’assimilazione del cibo. Analogia con il cervello che analizza le informazioni e le assimila.
I disturbi all’intestino tenue dovrebbero portare a chiedersi se non si analizza forse troppo. Le persone che presentano questi problemi tendono ad un’eccessiva analisi e critica e hanno qualcosa da eccepire in ogni occasione e circostanza.
Nell’intestino tenue il cibo viene valutato e sfruttato e dietro all’eccessiva tendenza a valutare e considerare si cela sempre la paura dell’esistenza, di non riuscire a prendere a sufficienza e morire di fame.
La diarrea è uno dei sintomi più frequenti e indica sempre una problematica legata all’ansia e alla paura. Quando si ha paura non si ha più tempo di confrontarsi analiticamente con le impressioni, ci si libera delle impressioni senza digerirle. Si perdono liquidi che sono sintomo di flessibilità che sarebbe necessaria per superare le proprie paure. La diarrea ci insegna sempre che abbiamo paura e vogliamo trattenere con troppa forza quello che abbiamo: ci insegna a rilassarsi e ad accettare.
Intestino crasso: al residuo indigeribile viene stratta acqua. Il disturbo più frequente è la stitichezza.
Evacuazione = atto di dare e donare. Rapporto simbolico tra escrementi e denaro e quindi tra evacuazione e donazione.
La stitichezza è espressione del non voler dare e del voler trattenere e riguarda sempre l’avarizia, mostra un attaccamento troppo forte alle cose materiali e l’incapacità di donare su questo piano.
Come l’intestino tenue corrisponde al pensiero consapevole e analitico, l’intestino crasso corrisponde all’inconscio, al mondo inferiore che visto in termini mitologici è il mondo dei morti.
Nell’intestino crasso avviene la putrefazione ed ecco che la stitichezza è anche la paura di far venire alla luce i lati inconsci e il tentativo di conservarli dentro di sé.
La stitichezza ci mostra che abbiamo difficoltà ne dare e nel donare e che vogliamo trattenere sia le cose materiali sia i contenuti inconsci.
La colite ulcerosa (infiammazione cronica del crasso con perdita di sangue e muco = sostanze vitali). Chi ha paura di realizzare la propria vita e la propria personalità perde sangue e muco, il colitico ha paura e la paura suda sangue e acqua attraverso l’intestino crasso. A questa persona è necessario far capire che ognuno deve vivere consapevolmente e responsabilmente la propria vita.
Pancreas
Funzione esocrina: produzione dei succhi gastrici = carattere aggressivo.
Funzione endocrina: produzione di insulina. Sottoproduzione di insulina = diabete.
Il diabetico non assimila gli zuccheri e lo zucchero rappresenta l’amore., ovvero ciò che rende dolce la vita. Dietro al diabetico si cela un desiderio non confessato di amore, accoppiato alla incapacità di accettare amore e di farsene compenetrare.
Il diabetico vive di surrogati e arriva a una superacidificazione del corpo.
Il corpo ci insegna che chi non ama diviene acido: chi non sa godere diviene ben presto non godibile!
Il diabetico vuole amore ma non ha il coraggio di darlo e cos’ l’amore passa attraverso di lui come lo zucchero non assimilato.
Fegato
Funzioni:
– organo di ricambio
– immagazzinamento di energia
– ricambio di albumina
– disintossicazione (sintetizza l’urina) = capacità di distinguere e valutare tra ciò che avvelena e ciò che nutre. Problemi nel campo della valutazione, incapacità di distinzione tra ciò che è utile e ciò che è dannoso. Un fegato malato mostra che l’uomo (incapace di valutare) ingerisce più di quanto possa elaborare: indica smoderatezza, eccessivi desideri espansionistici e ideali troppo alti.
– produzione di energia = il malato dio fegato perde energia e forza vitale, perde potenza e voglia di mangiare bere. È la reazione fisica alla propria smoderatezza. Il sangue diviene troppo fluido e alla persona scorre via la vita. Nella malattia la persona impara la moderazione, la tranquillità e la rinuncia (epatite).

Malattie epatiche

Il malato di fegato dovrebbe porsi le seguenti domande:
– in quali campi ho perduto la capacità di valutare correttamente?
– Dove sono più incapace di distinguere tra quello che riesco a tollerare e quello che per me è velenoso?
– Dove faccio eccessi? Dove mi espando in maniera esagerata?

Cistifellea
La cistifellea raccoglie la bile prodotta dal fegato. Se però ci sono calcoli alla cistifellea e i condotti sono ostruiti, la bile non riesce a trovare la sua strada.
Bile = aggressività.
I calcoli biliari sono più frequenti nelle donne, e nelle donne sposate con figli. La formazione di calcoli è sintomo di energia repressa, sono aggressività pietrificata.
Queste donne infatti vivono la loro famiglia come una struttura che sembra loro impedire lo scorrere dell’energia e dell’aggressività come vorrebbero.
Le coliche permettono (attraverso spasmi, grida violente e contrazioni dovute al dolore) di rimettere di nuovo in moto energia e aggressività.

Anoressia nervosa
La persona rifiuta di mangiare perché non ne ha voglia e muore senza neppure avere la sensazione di essere ammalata.
È una tipica malattia femminile caratterizzata dal totale rifiuto del cibo o da alimentazione compulsiva seguita da vomito.
Non mangiano, fanno lunghe passeggiate, si prodigano per gli altri e spesso non hanno più le mestruazioni = ideale ascetico portato all’estremo.
No alla fisicità e a tutte le esigenze del corpo, purezza e spiritualizzazione. Si vorrebbe eliminare tutto ciò che è pensante e corporeo, si vorrebbero fuggire sessualità e istintualità. No all’essere donna (via le mestruazioni, via le forme). Paura della vicinanza e del calore.
Le malate di anoressia hanno una fame enorme di tutto ciò che è vita e la occultano con i sintomi della malattia.
Le malate non trovano via di mezzo tra istinto e ascesi, fame e rinuncia, egocentrismo e dedizione.
La cosa migliore è aiutare la malata ad essere sincera con sé stessa, a scoprire la propria fame di amore e di sesso, di egocentrismo e di femminilità.
Queste persone spesso dimenticano che l’ascesi getta un’ombra: la bramosia.

Gli organi dei sensi

Sono la porta d’ingresso della percezione e ci collegano con il mondo esteriore. Sono ciò con cui osserviamo il mondo e noi stessi, il mondo è infatti lo specchio della nostra anima e l’aiuto più grande sulla via dell’autocoscienza.
Se l’uomo trascura di integrare gradualmente nella propria vita ciò che percepisce dall’esterno, cedendo all’illusione di credere che quello che è fuori non ha niente a che fare con lui, allora il destino comincia lentamente ad impedire la percezione.
Percezione significa prendere coscienza della realtà. Se l’uomo dimentica questo, le finestre della percezione diventano scure e opache costringendo l’uomo a guardare verso l’interno e ad ascoltare soltanto sé stesso.
Gli occhi
Gli occhi sono lo specchio dell’anima, leggono e permettono di leggere sentimenti e impressioni.
Malattie più comuni:
Miopia: mostra un’accentuata soggettività. Il miope osserva tutto attraverso i suoi occhiali e non si sente personalmente coinvolto. Ha una visione limitata che non lo porta a conoscere neppure sé stesso.
La soggettività porta a permalosità e suscettibilità.
Il miope ovviamente “non vuol vedere” e spesso non vuol vedere sé stesso e portando gli occhiali non vive la sua limitazione fisica.
Tipica dei giovani che spesso vedono solo ciò che stà loro intorno e mancano di una visione più ampia.
Daltonismo: cecità per la molteplicità e gli aspetti variopinti della vita. Persone incolori che vedono grigio su grigio.
Congiuntivite: indica un conflitto (infiammazione). Procura dolore che si attenua solo chiudendo gli occhi  si chiudono gli occhi di fronte ad un conflitto.
Strabismo: gli occhi vedono un’immagine doppia ma il cervello ne filtra solo una. La persona vede in pratica con un occhio solo e perde la dimensionalità.
Cateratte: la cornea diviene opaca, non si vede più nitidamente. Il mondo, ovattato, perde la capacità di ferire, si prendono le distanze dal mondo (forma estrema = cecità totale).
Presbiopia: tipica dell’età avanzata che possiede più distanza dalle cose. La memoria dimentica i fatti vicini ma ricorda fatti estremamente lontani.
Orecchie
Le orecchie sono collegate al lasciar passare, al mettersi in atteggiamento passivo ed ubbidiente. È facile distogliere lo sguardo, meno facile è tapparsi le orecchie. La capacità di sentire è espressione fisica dell’ubbidienza e della sottomissione.
Chi non sente bene non vuole ubbidire, non vuole sentire, manca la modestia e la disponibilità ad ubbidire.
La sordità negli anziani è sintomo dell’uomo che, con l’età, diventa sempre più rigido e inflessibile e meno disposto ad ubbidire.
Il crollo improvviso dell’udito è un invito a prestare orecchio alla voce interiore, ad ascoltarsi dentro.

Malattie degli occhi

– Che cosa non voglio vedere?
– La mia soggettività mi impedisce di conoscere me stesso?
– Evito di riconoscere me stesso nei fatti che mi capitano?
– Ho paura di vedere le cose nella loro realtà?
– Mi servo della vista per capire meglio le cose?
– Posso sopportare di vedere le cose come sono realmente?
– Da quale aspetto del mio essere distolgo volentieri lo sguardo?

Malattie delle orecchie

– Perché non sono disponibile a prestare orecchio a qualcuno?
– A chi o a che cosa non voglio ubbidire?
– I due poli, egocentrismo e modestia, sono in equilibrio in me?

Il mal di testa

La testa è la massima istanza della nostra struttura corporea. Con la testa pensiamo e decidiamo e la consideriamo come il luogo in cui sono localizzati intelligenza, ragione e pensiero.
Mal di testa dovuto a tensione
È un dolore diffuso che può durare per giorni, anche i muscoli sono coinvolti e si presenta in situazioni in cui l’uomo è molto sotto pressione o si richiede troppo da lui.
Dietro al mal di testa troviamo spesso una persona dotata di grande orgoglio e mania di perfezione che cerca di imporre la propria volontà. Orgoglio e desiderio danno alla testa e si tende a perdere il rapporto con le proprie radici e il proprio cuore.
L’uomo dovrebbe restare in equilibrio tra il centro della ragione (la testa) e il centro del cuore.
Il dolore alla testa mostra che il nostro pensiero è sbagliato, che impostiamo i nostri ragionamenti in modo sbagliato e che perseguiamo mete discutibili, mostra anche che ci “rompiamo la testa” con complicazioni inutili cercando sicurezze che non esistono.
Quando la testa da l’allarme è tempo di mollare la testardaggine e l’ostinazione e considerare le proprie radici.
Chi soffre di mal di testa dovuto a tensione cerca di separare la propria testa dal corpo.
Emicrania
Mal di testa aggressivo spesso ad una metà del capo da spesso disturbi all’intestino, vomito e diarrea e uno stato d’animo depresso ed eccitabile. Nella fase acuta c’è desiderio di isolarsi in una stanza buia e silenziosa.
Chi soffre di emicrania concentra tutto nella testa e cerca di vivere qui ogni problema e soprattutto il suo problema centrale che è la sessualità.
Emicrania = sessualità sospinta a livello cerebrale. (Zona genitale e testa ospitano gli orifizi naturali del corpo).
Spesso tra i malati di emicrania troviamo persone che hanno bandito la sessualità dalla propria vita ma anche persone che tentano di sottolineare il proprio rapporto disinibito con la sessualità.
L’attacco di emicrania è un orgasmo vissuto a livello di testa: il sangue va alla testa, crea una sensazione di pressione, la tensione si accresce e si trasforma poi in una fase di distensione.
Tutti gli stimoli possono creare un attacco di emicrania: luce, calore, tempo, eccitazione, ecc.
Dopo l’attacco il malato gode di una diffusa sensazione di benessere.
Emicrania: conflitto tra sotto e sopra, tra istinto e pensiero, tra addome e testa .
Mal di testa

– Per cosa mi sto rompendo la testa?
– In me alto e basso sono ancora in contatto in modo giusto?
– Cerco troppo freneticamente di salire in alto?
– Sono un testone e cerco di sfondare con la testa i muri?
– Cerco di sostituire l’azione con il pensiero?
– Sono onesto nei confronti della mia problematica sessuale?
– Perché trasporto l’orgasmo in testa?

La pelle

Organo più grande del corpo umano. Funzioni:
1- delimitazione e protezione
2- organo di contatto
3- organo di espressione e rappresentazione
4- organo sessuale
5- respirazione
6- sudorazione
7- regolamento del calore
La pelle è contemporaneamente il nostro limite esterno e il nostro contatto verso l’esterno.
La pelle riflette gli organi corporei in zone riflesse e quando avviene qualcosa sulla pelle la zona non è mai casuale.
La pelle rende spesso visibile ciò che è invisibile.
La pelle non mostra solo il nostro stato organico ma in lei si rivelano anche tutti i nostri processi e le nostre reazioni psichiche (rossi di vergogna, pallidi di paura, pelle d’oca, ecc).
La pelle è insomma una grande superficie protettiva su cui diventano sempre visibili processi sia somatici che psichici (la cosmesi viene spesso utilizzata a fini manipolatori e per sembrare ciò che non si è).
Pelle molto sensibile = animo molto sensibile, pelle solida fa pensare ad una robusta scorza, pelle sudaticcia ci mostra insicurezza e paura, pelle arrossata dimostra eccitazione.
Eruzioni della pelle
Nel caso delle eruzioni qualcosa spezza il confine, qualcosa vuole uscire.
Acne giovanile = nella pubertà la sessualità vuole uscire fuori ma per lo più viene repressa (situazione di conflitto).
La “cosa nuova” che urge è sconosciuta, insolita e incute paura, si vorrebbe ignorarla ma non è possibile, ci si trova nel bel mezzo di un conflitto che diventa visibile sotto forma di irritazioni della pelle.
Quasi tutte le malattie infantili (morbillo, scarlattina, varicella) si manifestano attraverso la pelle. Ad ogni malattia infantile nella vita del bambino irrompe qualcosa di nuovo, e porta con sé un’evoluzione. Più forte è l’eruzione, più veloce è il decorso della malattia.
Psoriasi: focolai limitati, circolari, infiammati, coperti di pustoline dure e resistenti. La funzione naturale di protezione della pelle viene esasperata: non si vuole più lasciar passare e lasciare uscire nulla = paure di essere feriti.
Le persone che nel loro riserbo non fanno avvicinare niente e nessuno sono perlopiù estremamente sensibili. Il tentativo di proteggersi con una corazza robusta preserva da ferite ed escoriazioni ma “protegge” anche contro l’amore e la dedizione.
La corazza isola dal fiume della vita, rende miseri e aridi e cresce sempre più la paura.
Il prurito
Accompagna molte malattie della pelle ma si manifesta anche da solo. Può portare una persona alla disperazione.
Il prurito è sintomo di uno stimolo che riceviamo e che ci eccita, ma di cui non teniamo conto e che somatizziamo appunto sotto forma di prurito.
Dietro al prurito si cela una passione, un fuoco interno, un ardore che vuole manifestarsi e venire scoperto. Il grattarsi è una forma leggera di scavare, raschiare per trovare simbolicamente quello che stimola, eccita, morde.
Prurito significa grattare nella coscienza finché si trova quello che brucia.

Malattie della pelle

– Mi isolo molto?
– Come va la mia capacità di contatto?
– Dietro al mio atteggiamento riservato si cela forse un desiderio represso di vicinanza?
– Cosa vuole spezzare i confini per rendersi visibile? (sessualità, impulsi, passione, aggressività, entusiasmo)
– Che cosa mi prude in realtà?
– Mi sono volutamente troppo isolato?

I reni

I reni rappresentano la socialità, il modo in cui si affrontano i rapporti col prossimo (vita di coppia e ogni altro tipo di rapporto).
Nel corpo troviamo organi singoli e organi doppi e se consideriamo quest’ultimi (reni, polmoni, ecc) si nota che tutti hanno sempre un rapporto col tema “contatto” e “socialità”.
Polmoni: campo di comunicazione e contatto non impegnativi.
Testicoli e ovaie: rappresentano la sessualità.
Reni: corrispondono alla socialità nel senso di uno stretto incontro interpersonale.
I reni sono la stazione filtrante centrale e riconoscono le sostanze utili da quelle di scarto e mantiene il sangue in perfetto equilibrio tra acido e basico, tra Yin e Yang.
Anche nei rapporti la chiave è l’equilibrio tra Yin, basico, femminile e Yang, acido, maschile.
L’errore maggior in un rapporto è sempre pensare che “la colpa” sia dell’altro e non si prende atto della necessità e dell’utilità di elaborare e trasformare i lati d’ombra riflessi dal partner per crescere e maturare attraverso l’acquisizione di questa consapevolezza.
Se questo errore si somatizza anche i reni lasceranno passare sostanze utili senza che il corpo possa beneficiarne, perdona anche la capacità di riconoscere queste sostanze utili.
Altra prova della relazione tra reni e socialità è che nelle situazioni di socializzazione spesso si tende a “bere qualcosa insieme” e quindi a stimolare i reni. Spesso chi beve poco tende a mantenere le distanze.
Calcoli renali
Si formano per cristallizzazione di certe sostanze e la colica è il tentativo del corpo di espellere il calcolo attraverso movimenti peristaltici e dolorosissimi del condotto urinario.
La colica porta irrequietezza, bisogno di movimento e si consiglia di bere molto, portare calore e fare dei salti per rimuovere il calcolo.
Il calcolo rappresenta sostanze (o temi e conflitti) che sarebbero dovute essere eliminate perché non utile al corpo. Il salto è il consiglio giusto: solo un salto può far uscire ciò che è vecchio e superato e rimettere in moto l’evoluzione e liberare dai blocchi. Anche portare calore (affetto e amore) è un buon consiglio e bere molto per rimettere tutto in movimento.
Problema più diffuso negli uomini che hanno più blocchi con armonia e socialità.
Nefrosclerosi – Rene artificiale
Le funzioni renali cessano e si deve ricorrere ad una macchina che esegua la dialisi (lavaggio del sangue). Questa macchina perfetta diventa il partner ideale senza pretese personali o necessità individuali, fedele e servizievole. Allo stesso modo però si dipende da lui e non ce se ne può allontanare.

Malattie renali

– Quali problemi ho nei rapporti col prossimo?
– Tendo a fissarmi nella proiezione e a ritenere che i difetti del mio partner siano problemi soltanto suoi?
– Trascuro di scoprire me stesso in tutti i comportamenti del mio partner?
– Resto legato a vecchi problemi e impedisco in questo modo il flusso dell’evoluzione?
– A quali salti vuole in realtà indurmi il mio calcolo renale?

La vescica
Contenitore in cui le sostanze di scarto attendono di venire liberate procurando un alleggerimento.
Spesso lo stimolo di urinare è legato a momenti di pressione psicologica, stress o timori che vengono percepiti nella vescica.
Urinando ci rilassiamo a livello fisico e possiamo anche fuggire da alcune situazioni dicendo di dover andare in bagno!
Il bimbo che bagna il letto di notte spesso risponde con un rilassamento alla tensione accumulata durante il giorno e mette sotto pressione i suoi genitori (una sorta di vendetta). Attraverso il sintomo il bambino può restituire la pressione che riceve di giorno (può utilizzare anche le lacrime).
Infiammazioni della vescica: dolore nella minzione mostra fino a che punto per la persona è doloroso cedere.
Stimolo ad urinare frequente ma poca urina: incapacità di rilassarsi nonostante la pressione.
È evidente che tutte le sostanze, ovvero le tematiche, di cui ci si dovrebbe liberare, sono ormai ampiamente superate e rappresentano soltanto un peso.

Disturbi alla vescica

– A quali problematiche resto legato sebbene siano superate e aspettino solo di essere eliminate?
– Dove metto me stesso sotto pressione, proiettando questa pressione su altri (esame, capoufficio)?
– Da quali problemi ormai vecchi devo liberarmi?
– Su che cosa verso le mie lacrime?-

Sessualità e gravidanza

La sessualità è il piano più vasto su cui le persone si confrontano col tema della polarità. Qui ognuno avverte la propria imperfezione e cerca quello che gli manca per raggiungere la felicità. Questo è il motivo per cui sessualità e rapporto a due rappresentano la materia di maggiore conflittualità per l’uomo: il difficilissimo tema della polarità porta l’uomo alla disperazione, finché non trova l’unità.
Disturbi mestruali
Le mestruazioni sono l’espressione della femminilità, della fertilità e della ricettività. La ricettività è la qualità centrale della donna, è la base di tutte le altre capacità come: aprirsi, accogliere, ricevere, nascondere e proteggere. La ricettività comprende anche la rinuncia all’azione attiva. La non accettazione della propria femminilità è alla base della maggior parte dei disturbi mestruali e di molti altri sintomi in campo sessuale.
Con la mestruazione la donna si apre e offre parte della propria forza vitale, se non è d’accordo con questa “regola” si manifestano disturbi e dolori mestruali. La donna non vuole arrendersi alle mestruazione, al sesso, all’uomo.
“essere donna ma non essere d’accordo con quello che l’essere donna comporta”
Chi vive dolorosamente le regole, vive dolorosamente la propria femminilità.
Gravidanza isterica
Dimostrazione impressionante della somatizzazione dei processi psichici.
Queste donne presentano tutti i sintomi di una gravidanza: voglie, malessere, vomito, secrezione di latte, eccetera. La donna sente i movimenti del bambino e il corpo si gonfia.
Il conflitto è tra un fortissimo desiderio di un figlio e la paura inconscia della responsabilità.
Conflitto tra sessualità e maternità: sì al nobile ruolo materno, no al volgare sesso.
Problemi della gravidanza
I problemi in gravidanza indicano sempre un rifiuto del bambino. Un bambino rappresenta un enorme ribaltamento della vita che si è finora condotta e l’assunzione di responsabilità che all’inizio spaventano (sintomo più diffuso nausee e vomito).
Gestosi della gravidanza
Si distingue una gestosi precoce (dalla 6° alla 14° settimana) e una gestosi tardiva. Si manifesta con pressione alta, perdita di albumina attraverso i reni, crampi, malessere e vomito mattutino.
È chiaro un rifiuto del bambino e tentativi in parte concreti e in parte simbolici di liberarsene.
L’albumina (importante per il bambino) viene sottratta al neonato, i crampi simulano un tentato aborto. La gestosi tardiva è ancor più pericolosa per madre e bambino: l’irrorazione sanguigna della placenta viene rigorosamente ridotta e la sacca si restringe (tentativo del corpo di strangolare il bambino).
Parto e allattamento
Ritardi e difficoltà nel parto sono un tentativo di trattenere il bambino e un rifiuto a farlo nascere.
Nella sessualità alla donna viene richiesto di aprirsi per lasciar passare, se questo non riesce si arriva complicazioni nel parto o al taglio cesareo. Il cesareo è utilizzato spesso in gravidanze toppo prolungate ce esprimono il “non volersi separare”.
Nelle nascite anticipate c’è invece il tentativo di buttar fuori il bambino.
Durante l’allattamento al seno il bambino assume anticorpi che lo proteggono, se il bambino non vien allattato al seno manca del contatto epidermico con la madre, della protezione degli anticorpi e anche della protezione trasmessa dall’atto di stringere a sé. Una madre che non allatta dimostra scarsa disponibilità a nutrire, proteggere e custodire il bambino, ad assumersene personalmente la cura.
Sterilità
Una donna che non resta incinta sebbene desideri un bambino dimostra un rifiuto inconscio o una falso desiderio.
La sterilità maschile indica la paura del legame e della responsabilità che la nascita di un bambino rappresenta nella vita.
Menopausa e climaterio
La menopausa segnala alla donna la perdita della capacità riproduttiva (forma espressiva specificatamente femminile). Il problema è come questo passaggio viene vissuto.
Oltre a varie reazioni emozionali (ansietà, irritabilità, depressione) si conoscono vari sintomi somatici.
Ben note le caldane che segnalano “il calore sessuale”, si dimostra che si è ancora pervase di calore e si è ancora donne calde. Anche frequenti perdite di sangue tentano di simulare giovinezza e fertilità.
Possono comparire miomi (escrescenze muscolari nell’utero) che simboleggiano desideri inconsci di gravidanza.
Frigidità e impotenza
Dietro a tutte le difficoltà sessuali c’è la paura. L’orgasmo (come l’estasi religiosa) è perdita di controllo e se ne ha paura in quanto la nostra società considera l’autocontrollo una qualità molto positiva. Autocontrollo significa che tutti gli impulsi sgraditi alla comunità devono essere repressi nell’inconscio, l’uomo deve costantemente investire energia per reprimere e controllare l’impulso e ha quindi paura della perdita del controllo.
La frigidità indica che una donna non vuole donarsi totalmente ma vuole assumere un ruolo maschile. Non vuole sottomettersi, non vuole essere sottoposta, vuole dominare. La donna frigida non vuole far entrare e uscire nessuno, vuole restare fredda.
Il principio maschile è il fare, il creare, il realizzare. Il maschile è attivo e quindi anche aggressivo.
Potenza è espressione e simbolo di forza. Impotenza è mancanza di forza.
Dietro all’impotenza si cela la paura della propria virilità e della propria aggressività. Si ha paura di dover dimostrare la propria virilità e si ha paura della femminilità vissuta come qualcosa di minaccioso che vuole inghiottire l’uomo.
L’uomo impotente si identifica più col polo passivo e col ruolo del sottoposto, ha paura di dover agire.
I blocchi sono legati alla forza, all’aggressività, all’attività e alle paure ad essi legate.

Cuore e circolazione

Pressione bassa-pressione alta
Il sangue simboleggia la vita ed è espressione dell’individualità, è il liquido vitale che contiene l’uomo intero.
La pressione sanguigna è espressione della dinamica della persona. Se il sangue corrisponde al proprio essere, le pareti dei vasi sanguigni corrispondono ai limiti sui quali la personalità si orienta nel suo sviluppo e alle resistenze che si oppongono a tale sviluppo.
Pressione bassa: è una persona che non sollecita i propri confini, non cerca di imporsi ma evita tutte le resistenze, non arriva mai fino al limite massimo.
Si ritira dalle situazioni di conflitto e rinuncia alla forza e a ogni responsabilità (a volte svenendo).
L’ipotonico non sopporta niente, non regge i problemi, non si assume responsabilità per nessuno, gli mancano fermezza e lealtà. Nell’ipotonico troviamo anche le caratteristiche dell’anemico che in genere manca di ferro nel sangue, il che indica il rifiuto di far propria la parte di energia vitale che spetta per trasformarla in forza d’azione. Manca la pressione che è indispensabile per agire.
Tutte le misure terapeutiche legate all’ipotonia richiedono un impiego di energia: spugnature, spazzola di crine, bagni, movimento, esercizi fisici, docce calde e fredde.
Pressione alta: la pressione può alzarsi per cause fisiche o emotive.
La pressione sale di fronte a un conflitto e cala se lo si verbalizza, è ovvio che l’ipertonico si mantiene sempre nelle vicinanze di un conflitto senza arrivare a una soluzione. La persona non risolve i suoi problemi e l’energia in eccedenza non viene consumata.
L’ipotonico e l’ipertonico evitano i conflitti con tattiche diverse: l’ipotonico sfugge il conflitto rifugiandosi nell’inconscio (sviene), l’ipertonico devia dal conflitto l’attenzione sua e di chi gli sta accanto, sviluppando in altre direzioni un eccessiva attività e un super dinamismo.
Pressione bassa spesso nelle donne, pressione alta più spesso negli uomini (indizio di aggressività repressa).
Il cuore
Il battito cardiaco è un fatto autonomo, un ritmo armonico con un ordine severo che non obbedisce alla volontà.
Esso è sempre in rapporto con situazioni emozionali anche nel linguaggio parlato. È simbolo di un centro che esiste nell’uomo e che non è guidato né dall’intelletto né dalla volontà.
Il cuore è il centro del corpo e si trova proprio nel punto che spontaneamente tocchiamo quando vogliamo parlare di noi stessi. Il cuore è simbolo di dualità e unità, di limite e confine: due ventricoli, ritmi in due tempi.
Ciò che distoglie il cuore dal suo ritmo abituale è sempre un’emozione: la paura, la gioia, l’amore, eccetera.
I disturbi del ritmo cardiaco colpiscono le persone che nono si fanno smuovere da nessuna emozione dal loro normale equilibrio, allora il cuore impazzisce perché la persona non osa farsi toccare dalle emozioni. Il battito cardiaco fa i capricci e costringe la persona a dare ascolto al proprio cuore.
I malati di cuore sono persone che vogliono ascoltare solo la propria testa e danno tropo poco peso al cuore.
Nevrosi cardiaca: paura non giustificata di problemi cardiaci, paura così grande di un infarto da far modificare radicalmente la propria vita. La vita viene subordinata alle necessità del cuore e questo viene rimesso al centro della propria coscienza.
Angina pectoris: vasi sanguigni induriti e stretti, il sangue non riceve il nutrimento necessario. “Cuore indurito”, “cuore di pietra”, strettezza del cuore che si manifesta concretamente. La strettezza va spezzata per dare spazio al cuore nella vita del malato (si usano farmaci come la nitroglicerina!).
Uso di pacemaker: la paura del sentimento è così forte da non poter essere contenuta e ci si fa impiantare uno stimolatore cardiaco. Il ritmo vitale viene sostituito da una macchina che prende il posto del sentimento. Si perde flessibilità e capacità di adattamento ma non si è più minacciati dai salti di un cuore vivo.
Infarto: blocco di energia aggressiva che si scarica nell’infarto cardiaco e spezza il cuore. Somma di tutte le emozioni represse e dei sentimenti non manifestati. Soltanto un cuore duro può spezzarsi!

Malattie cardiache

– In me testa e cuore, ragione e sentimenti sono in equilibrio armonico?
– Vivo e amo con tutto il cuore o soltanto con metà del mio cuore?
– Do spazio sufficiente ai miei sentimenti e ho il coraggio di manifestarli?
– La mia vita va avanti seguendo un ritmo vivace o lo costringo a regole troppo rigide?
– Nella mia vita c’è ancora carburante ed esplosivo?
– Do ascolto al mio cuore?

Disturbi al tessuto connettivo – Vene varicose – Trombosi
Tessuto connettivo
Il tessuto connettivo unisce le cellule e collega gli organi fecendone un tutto. Un tessuto connettivo debole toglie sicurezza alla persona, dà tendenza all’arrendevolezza e alla mancanza di tensione interiore. Persone vulnerabili e un po’ permalose che presentano macchie blu al più piccolo urto.
Vene varicose
Il sangue si concentra nelle vene superficiali delle gambe e non torna al cuore in misura sufficiente. La circolazione è troppo concentrata nel polo inferiore, il legame con la terra è forte, c’è pigrizia, pesantezza e mancano tensione ed elasticità.
Trombosi
Blocco di una vena ad opera di un grumo di sangue, il grumo può rimettersi in moto, arrivare ai polmoni e creare un’embolia.
Il sangue che dovrebbe essere fluido e scorrevole, diviene denso e pesante. È bloccato il libero fluire.
Se l’uomo nella sua coscienza diviene pigro, se le sue idee diventano opinioni e giudizi fissi, ben presto si irrigidisce anche il corpo.

Apparato locomotore e nervi

Il portamento
Portamento corporeo o portamento interiore? Nell’esteriorità si rispecchia l’interiorità.
Persona retta: significa onesta ma anche diritta nel portamento.
La posizione eretta dell’uomo lo rende privo di protezione e vulnerabile ma con una grande apertura e ricettività; assumendo la posizione eretta l’uomo ebbe l’occasione di diventare dio ma si espose anche al pericolo dell’orgoglio di credersi dio.
È soprattutto la colonna vertebrale che rende possibile il portamento eretto, rende l’uomo sicuro e agile, gli dà forza e flessibilità. Abbiamo detto che portamento esteriore e portamento interiore si corrispondono e se una malattia costringe la persona ad una determinato portamento che volontariamente non assumerebbe mai, questo atteggiamento ci mostra qualcosa che non è vissuto interiormente.
Gobba: si manifesta l’umiltà non vissuta.
Morbo di Becterev: la colonna si calcifica, dorso rigido e testa in avanti, il paziente è costretto a constatare direttamente fino a che punto sia rigido, non cedevole, non flessibile.
Dischi intervertebrali e sciatica
A causa della pressione le cartilagini tra le vertebre vengono spostate e premono sui nervi provocando dolore: il problema di questo sintomo è il sovraccarico.
Chi si carica sulle spalle pesi troppo grandi e non se ne rende conto avverte questa pressione nel corpo sotto forma di dolori ai dischi intervertebrali.
Il dolore costringe la persona a stare più tranquilla e dovrebbe farle meditare sul perché ci si è tanto sovraccaricati (spesso per compensare un senso interiore di inferiorità).
Dietro alle attività frenetiche si cela sempre insicurezza e senso di inferiorità. Chi fa molto dovrebbe chiedersi perché lo fa in modo da evitare un giorno delusioni troppo grandi.
Spesso si fa tutto per essere riconosciuti, apprezzati e amati.
Il senso di inferiorità è quella sensazione per cui si ritiene che la propria persona non possa essere degna di attenzione e di amore come invece sarebbe. Ci si sovraccarica di compiti e doveri per essere amati, e i dischi intervertebrali si schiacciano facendo assumere un portamento curvo.
Il portamenti diviene rigido e statico e spesso si assumono posizioni strane, cosa che accade anche a livello psicologico: la persona è bloccata, manca di apertura e movimento, diviene rigida e fissa nella propria posizione interiore.
Le articolazioni
Sono responsabili della mobilità della persona.
Se un articolazione si irrigidisce significa che la persona si è irrigidita su qualcosa.
Spesso il movimento può essere tanto esasperato da trasformarsi in immobilità. Le alterazioni meccaniche delle articolazioni mostrano che abbiamo tanto esasperato un polo o un indirizzo da metterlo in discussione.
La medicina moderna rende possibili le protesi: protesi è menzogna perché qualcosa che non esiste viene simulato artificialmente. La protesi mostra a livello corporeo un’agilità che in realtà non esiste.
I disturbi reumatici
Reumatismo indica un gruppo di sintomi relativi a dolorose modificazioni soprattutto nelle articolazioni e nella muscolatura con deformazioni, indurimenti e limitazioni della capacità di movimento.
L’irrigidimento e la deformazione sono progressivi e si manifestano solitamente in persone con un’attività esasperata e una forte mobilità, persone instancabilmente attive che si sono molto sacrificate per gli altri.
Sono persone attive, agili, irrequiete, costrette alla rigidità e alla durezza come se troppa attività ed eccessivo movimento siano corretti dall’immobilità.
Probabilmente queste persone in realtà sono stanche e già rigide nella coscienza: il carattere del malato di poliartrite presenta un tratto di perfezionismo e superattivismo, una tendenza masochistico-depressiva con forte bisogno di sacrificarsi ed esagerata volontà di aiutare gli altri, unito ad un comportamento iper moralistico e tendenza all’umore depresso.
Sono dunque persone in realtà poco flessibili che hanno sempre compensato con l’irrequietezza fisica.
Disturbi motori: torcicollo, crampo dello scrittore
Il tratto comune di questi disturbi è che il paziente perde in parte il controllo sulle funzioni motorie, che normalmente sono soggette ad in influenzamento volontario.
Torcicollo: la testa si torce lentamente o violentemente da una parte e la situazione torna normale in genere dopo alcune ore.
Il paziente ruota intorno al polo sicurezza/insicurezza, questi disturbi svelano che la persona non possiede alcuna sicurezza e neppure il controllo di se stessa. La persona affetta da torcicollo si gira da una parte e non guarda in faccia le persone. A causa del sintomo si evitano ora certe situazioni, si diviene unilaterali e si distoglie lo sguardo da quello con cui non ci si vuole confrontare.
Crampo dello scrittore: tipico in scrittori pianisti e violinisti in cui troviamo sempre estremo orgoglio e pretese altissime. Queste persone tendono ad ascendere socialmente ma esteriormente dimostrano grande modestia. Vogliono colpire solo con le loro abilità ma il crampo alla mano mostra tutta la “tortuosità” dei loro sforzi e indica che in realtà queste persone non hanno niente da dire.
Mangiarsi le unghie
Viene vissuto come una sorta di costrizione che vince il controllo volontario della mano. Mangiarsi le unghie equivale a una castrazione della propria aggressività, la persona ha paura della propria aggressività e smussa simbolicamente le proprie armi.
Se un bambino comincia a mangiarsi le unghie significa che si trova in una fase in cui non osa mostrare agli altri la propria aggressività, il genitore dovrebbe aiutarlo a realizzarla senza sensi di colpa.
Balbuzie
Nella balbuzie la lingue non fluisce più: si intralcia, si impiglia, viene come castrata. Il linguaggio è bloccato da una strettoia nella gola.
Strettoia = paura. La paura si è annidata in gola.
Chi balbetta cerca di restringere al massimo la gola nella sua funzione di porta di passaggio, per poter in questo modo controllare il più possibile quello che dal basso fluisce verso l’alto, e quello che dall’inconscio vuole raggiungere il superconscio.
Il balbuziente avverte come pericoloso il corpo e gli pare che soltanto la testa sia limpida e pulita, evita di aprirsi alle esigenze del corpo e ha paura di lasciar ibero corso a qualcosa che urge (sessualità, aggressività), blocca il fiume per poterlo controllare meglio.
Se un balbuziente riesce per una volta ad aprirsi veramente, butta fuori un torrente di sesso, aggressività e parole e finalmente (ora che l’inespresso viene finalmente espresso) non c’è più alcun motivo di continuare a balbettare.

Incidenti

Spesso si reagisce con stupore sentendo che gli incidenti (di cui non ci sentiamo responsabili) indicano le stesse cose delle malattie.
Tutto ciò che viene da fuori viene in realtà sempre da noi stessi anche se tendiamo sempre a cercare la “causa” di tutto.
La responsabilità di tutto ciò che si succede nella vita è nostra, ognuno è insieme vittima e reo.
Ci sono specifiche strutture della personalità che tendono ad elaborare i propri conflitti sotto forma di incidenti che sono dunque motivati inconsciamente.
Un incidente mette improvvisamente e in discussione un tipo di vita, è una frattura nell’esistenza e dovrebbe quindi essere analizzato come tale.
Incidenti stradali
Non è interpretabile in senso generico ma va analizzata la situazione specifica.
Non riuscire a frenare in tempo: l persona ha tanto accelerato in una situazione della vita che la situazione stessa è in pericolo.
Non si è visto l’altro: questa persona trascura nella vita qualcosa di importante.
Tentativo fallito di superare e conseguente incidente: è il caso di controllare le manovre di superamento della propria vita.
Addormentarsi al volante: ci si dovrebbe svegliare nella vita prima di essere svegliati bruscamente.
Non fermarsi ad uno stop e conseguente incidente: si vuole continuare sulla prioria strada e non si accettano limitazioni, l’incidente ci avverte che bisognerebbe riflettere.
Rimanere intrappolati in macchina: è un blocco alla propria libertà.
L’analisi degli eventi caratterizzanti l’incidente deve continuare su questa strada utilizzando i metodi di analisi appresi.
Incidenti in casa e sul lavoro
Anche gli incidenti in casa e sul lavoro vanno analizzati caso per caso.
Ricco simbolismo lo troviamo nelle bruciature. Il fuoco significa sempre un pericolo e le bruciature indicano che non si valuta abbastanza il pericolo o non lo si vede, si gioca col pericolo.
Le bruciature riguardano soprattutto la pelle e quindi i limiti dell’uomo, se a bruciare i propri confini non è un fuoco interiore se ne occuperà un fuoco esteriore.
Analogo simbolismo nelle ferite che perforano la pelle.
Fratture
Le ossa si rompono quasi senza eccezione in situazioni di movimento estremo.
La frattura porta subito ad un lungo riposo forzato e a una “frattura” del movimento e dell’attività svolta finora.
La frattura mostra chiaramente che non si è voluta vedere la fine ormai indispensabile di una situazione, viene interrotta la vita abituale.
L’osso rappresenta nel corpo il principio della solidità e una frattura mostra sul piano fisico che non si è notato un eccessivo irrigidimento nel sistema psichico.

Sintomi psichici

Nelle psicosi la persona vive la propria ombra e per questo la follia suscita in chi vi assiste grande paura e sgomento.
I sintomi psichici non sono interpretabili in quanto esprimono già il problema in maniera diretta, per questo spesso l’interpretazione dei sintomi psichici risulta banale.
Tratteremo comunque dei sintomi a titolo di esempio.
La depressione
Indica una seri di sintomi dal senso di abbattimento e mancanza di voglia di fare fino all’apatia totale oltre a una serie di sintomi fisici collaterali: stanchezza, inappetenza, stitichezza, mal di testa, disturbi del sonno, eccetera.
In latino deprimo significa abbattere o reprimere, il che porta a chiedersi da cosa il depresso si senta represso e cosa in realtà egli reprima. Abbiamo tre alternative:
1- Aggressività. L’aggressività non rivolta verso l’esterno si trasforma in dolore fisico, l’aggressore diventa vittima. Reprimendo la propria aggressività si reprime la propria energia e la propria attività. Il suicidio è la forma più evidente di aggressività rivolta verso se stessi.
2- Responsabilità. La depressione è la forma ultima è la forma ultima per evitare le responsabilità, non si agisce più e non ci si confronta con la vita (depressione post partum).
3- Rinuncia, solitudine, vecchiaia, morte. Costituiscono il campo più importante, la persona depressa viene costretta a confrontarsi col polo della morte. Tutto ciò che è vita viene evitato e c’è solo apatia, fissità, solitudine. Il depresso è incapace di vivere e di morire.
Insonnia
Il sonno è una necessità istintuale e passiamo un terzo della vita dormendo.
La voce popolare definisce il sonno come il fratello minore della morte, addormentarsi presuppone allentamento da ogni controllo, intenzione, attività, richiede da noi disponibilità, fiducia e capacità di abbandonarsi a ciò che è sconosciuto.
Noi tutti siamo troppo dediti al polo dell’attività, troppo dipendenti dal nostro intelletto e dal nostro controllo, non stupisce quindi che l’insonnia sia così diffusa.
Chi soffre d’insonnia ha difficoltà e paura di lasciare il proprio controllo consapevole e di affidarsi al propri inconscio. L’insonne dovrebbe imparare a concludere consapevolmente il giorno per abbandonarsi consapevolmente alla notte e alle sue leggi.
L’insonne si identifica troppo con il suo ruolo di persona attiva e non riesce ad abbandonarsi (vedi l’orgasmo).

Disturbi del sonno

1- Fino a che punto sono dipendente da potere, controllo, intelletto e osservazione?
2- So abbandonarmi?
3- Come vanno in me la capacità di dedizione e la fiducia?
4- Mi preoccupo del lato notturno della mia anima?
5- Come è grande la mia paura della morte?

Eccessivo bisogno di sonno

1- rifuggo dall’attività, dalla responsabilità e dalla presa di coscienza?
2- Vivo nel mondo dei sogni e ho paura di destarmi alla realtà?

Tossicodipendenze
Le tossicodipendenze sono fughe dai problemi di base, tutti i tossicodipendenti sono alla ricerca di qualcosa, ma si fermano troppo presto e restano quindi bloccati a dei miseri sostituti.
Durante la ricerca il tossicomane si fa spaventare dalle difficoltà, dai pericoli e dalle fatiche della vita e si accontenta di una meta sostitutiva che però non lo sazia mai.
Paura, comodità e accecamento gli impediscono di cambiare.
Si può essere dipendenti da qualunque cosa e considerando le varie droghe ci si rende conto del tema dominante di cu la persona ha bisogno.
Alcune droghe sono accettate a livello collettivo: ricchezza, lavoro, successo, sapere. Altre sono ritenute patologiche.
Ingordigia: l’ingordo tende a sostituire il nutrimento spirituale con nutrimento materiale e sostituisce la dilatazione della propria coscienza con la dilatazione del corpo.
La fame di vita non saziata dall’esperienza scende a livello corporeo e si manifesta come fame: sarà una fame insaziabile perché il vuoto interiore non può essere colmato col cibo.
Alcool: l’alcolizzato non è disposto ad affrontare consapevolmente la conflittualità della vita e offusca problemi e conflitti attraverso l’alcool. L’alcolizzato cerca anche vicinanza umana e spesso l’alcool aiuta a socializzare ma in maniera non autentica.
Sigarette: i polmoni hanno a che fare con la comunicazione, il contatto e la libertà. Il fumo è il tentativo di stimolare questi campi e di soddisfarli. Le sigarette sono un sostituto dell’autentica comunicazione e della vera libertà, offuscano le mete vere e proprie.
Droghe: hascisc e marijuana tolgono le asperità della vita e smussano gli angoli, tutto diventa più facile. La cocaina migliora le prestazioni e può condurre a un maggiore successo. L’eroina consente una fuga totale dai problemi di questo mondo. Le droghe psichedeliche sono sintomo di voler toccare la trascendenza e non rendono tossicodipendenti in senso stretto.

Il cancro

Il corpo assiste ad un anomalo comportamento delle proprie cellule che iniziano un processo di visione che in sé non porta ad alcun fine.
La cellula comincia a perseguire scopi propri e realizzarli senza preoccuparsi d’altro. La rapidissima diffusione delle cellule cancerogene termina quando la persona che ha svolto le funzioni di terreno di coltura è letteralmente divorata.
La cellula, in quanto libera e indipendente, comincia a realizzare la propria libertà con un comportamento totalmente privo di riguardo verso il corpo che la ospita e che, nonostante non se ne renda conto, le è estremamente necessario.
Il cancro è espressione del nostro tempo e delle nostre concezioni collettive del mondo, la nostra e poca è caratterizzata da irriguardosa espansione e realizzazione dei nostri interessi. La gente ha il cancro perché essa stessa è un cancro.

Che cosa si può fare?

L’uomo deve guardare dentro se stesso, deve imparare a vedere.
Migliorare se stessi non significa soltanto imparare a vedersi come in realtà si è, non significa conoscere il proprio Io. L’Io si rapporta al Sé come un bicchier d’acqua si rapporta all’oceano, il nostro Io ci fa ammalare, il Sé ci guarisce.
La via della guarigione è quella che porta dall’Io al Sé, dalla polarità all’unità. Se un determinato sintomo mi indica ciò che mi manca per raggiungere l’unità, io devo imparare a individuare questa carenza e provvedere a integrarla nella mia identificazione conscia. Vedere l’ombra significa illuminarla.
Se in un sintomo troviamo un principio che ci manca, basta imparare ad amare il sintomo perché esso realizza già quello che ci manca.
La malattia è la più grande chance dell’uomo, è il suo bene più prezioso. La malattia è la guida personale sulla via della guarigione.
La soluzione si trova al di là della polarità, ma per arrivarci bisogna unificare i poli, conciliare gli opposti.

Lascia un commento